Un approccio 'smart' per vivere meglioSostenibilità e tecnologia al centro della ricerca del CVO di Arval




L'equazione è presto formulata: 'maggiore sostenibilità ambientale=accresciuta qualità della vita'. A sostenerla è la quasi pressoché totalità (96 per cento) dei 1.500 italiani che hanno contribuito all'ultima ricerca curata dal Corporate Vehicle Obsevatory (CVO) di Arval Italia, avvalsosi nell'occasione dell'istituto di ricerca Doxa.

'Sostenibilità, smart city e smart mobility' è il titolo dell'indagine proposta dalla piattaforma, che ha messo in luce lo stretto rapporto tra tutela dell'ecosistema, città 'intelligenti' e soluzioni tecnologiche per la circolazione di persone e merci

Nello scorrere la ricerca del CVO di Arval si evidenzia, sin da subito, come il binomio 'qualità della vita' non goda di significato condiviso e universalmente valido: un 62 per cento del campione lo associa, infatti, alla possibilità di vivere in città con un ridotto tasso di inquinamento; un 51 per cento vi vede piuttosto un'attenzione nell'utilizzo di risorse pubbliche, dall'acqua all'energia; un 42 per cento, infine (per limitarci al podio virtuale), guarda a un servizio di trasporto pubblico efficientato.

Peccato che lo sguardo proiettato sul domani sia velato da pessimismo, sebbene l'81 per cento del campione parli di bisogno individuale di sostenibilità (un 18 per cento lo interpreta guardando ai propri figli e nipoti).

Solo un italiano su due, infatti, tra quelli ascoltati ha fiducia in un mondo migliorato già tra cinque anni. Tutela delle seconde generazioni (56 per cento) e una informazione corretta e puntuale (54 per cento) sono gli elementi che principalmente muovono chi coltiva il pensiero opposto, contro-bilanciati da interessi economici (68 per cento) ed egoismo (55 per cento). 

Traslando il discorso sul piano della mobilità, spostarsi a piedi o in bicicletta rappresenta, per l'81 per cento del campione, una pratica 'smart-oriented'. Segue, con il 59 per cento e il 57 per cento, l'acquisizione di informazioni su come circolare in modo rispettivamente più sicuro e più pulito. L'intermodalità, ossia la combinazione di più mezzi di trasporto, anche di natura diversa (mezzo privato e pubblico), è la soluzione indicata dal 41 per cento degli intervistati.   

La stra-grande quota degli italiani ascoltati per la ricerca vorrebbe tuttavia essere orientato nella scelta della corretta alimentazione, da un lato sui vantaggi e sugli svantaggi correlati a ciascuna soluzione, e, dall'altro, in merito al corretto contesto di utilizzo.  

Se per oltre la metà (55 per cento) degli intervistati la differenza può passare dal contributo anche dei singoli, rimane imprescindibile e invocato un intervento a livello di istituzioni pubbliche, anche in termini di promozione di iniziative incentivanti.

Centrale, nella visione del campione della ricerca del CVO di Arval Italia, è il discorso della sicurezza. Per poterne godere, i 1.500 italiani interpellati si sono dichiarati pronti alla condivisione dei dati del proprio mezzo di trasporto con Polizia (33 per cento), Comune di residenza (32 per cento) e società che producono dispositivi per il tracking (28 per cento).