Lo scorzo 22 aprile, ricorrenza della Giornata della Terra, Ipsos ha presentato i risultati del suo sondaggio internazionale "People and Climate Change: Public attitudes to the Climate Crisis and the transition to Net Zero", condotto in 32 paesi, tra cui l'Italia.
Dal sondaggio Ipsos si evince un aumento significativo della preoccupazione per l'impatto dei cambiamenti climatici, con il 74% degli intervistati a livello globale (76% in Italia) che si dice preoccupato per le conseguenze nel proprio paese. Numeri che attestano una sempre più crescente consapevolezza, e anche preoccupazione. Ma il tutto molto relativamente, poiché allo stesso tempo c'è stata anche una diminuzione del senso di responsabilità personale: nei Paesi intervistati, meno persone rispetto al 2021 ritengono infatti necessaria un'azione individuale.
I paesi del G7 mostrano i cali più significativi sia nell'impegno personale, che nella richiesta di maggior impegno del proprio governo, a differenza dell'Italia che ritiene necessario un maggiore impegno nazionale. Il 36% degli intervistati ha risposto che il proprio Paese stia già facendo troppo per combattere il cambiamento climatico, con picchi in Canada e Francia.
Circa un terzo degli intervistati (29%) crede erroneamente che non ci sia consenso scientifico sugli effetti del cambiamento climatico. In Europa, molti temono che la transizione alle energie rinnovabili porterà a un aumento dei prezzi dell'energia, con picchi in Germania (59%), Paesi Bassi e Belgio (entrambi 56%). Molti sono fermamente convinti dei benefici ambientali dovuti alla transizione energetica: il 54% degli intervistati prevede un impatto positivo sulla qualità dell'aria, il 45% si aspetta miglioramenti nella salute pubblica, e il 46% anticipa benefici per la fauna globale.
I dati sono preoccupanti, ma il sondaggio Ipsos rivela un diffuso ottimismo: il 26% sovrastima la percentuale di riciclo, mentre soltanto il 25% la valuta correttamente (22%). Il 29% stima correttamente che circa metà della popolazione mondiale ha affrontato gravi carenze idriche nell'ultimo anno, ma il 35% sottovaluta il problema. Il 41% sovrastima la percentuale di specie minacciate di estinzione, mentre solo il 26% la valuta correttamente (28%).