Auto, mai riso tantoDalla lolla all'Oryzite quindi al poliuretano e alla plastica. E ride anche il pianeta




Dagli scarti del riso si può ottenere di tutto. E considerando che è il prodotto più diffuso al mondo facile immaginare come un suo uso a 360°, quindi eliminando gli scarti, non può che essere un grande regalo per il pianeta.

Seat ha recentemente dimostrato come dal riso e dai suoi scarti si possono ottenere frame plastici molto ben utilizzabili nel settore industriale della produzioe automotive. Il prodotto in grado realizzare questo progresso è l'Oryzite, chesi ottiene dalla lolla di riso (pari a circo il 20% del raccolto), fin qui smaltito come rifiuto e che oggi invece rientra nella logica dell'economia circolare.

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SEAT sta testando alcuni elementi di rivestimento realizzati in Oryzite sulla nuova Leon. "In SEAT lavoriamo sempre alla ricerca di nuovi materiali per migliorare i nostri prodotti e la lolla di riso ci permette di ridurre la plastica e i materiali a base di petrolio", spiega Joan Colet, ingegnere responsabile dello sviluppo delle finiture interne di SEAT. In questa fase di test, alcune parti dell'auto, come il rivestimento del portellone posteriore, il doppio pianale di carico del bagagliaio o il cielo vengono costruite con la lolla di riso mescolata insieme a poliuretani e polipropileni. Il risultato è che sono identici a quelli convenzionali, ma pesano molto meno. "Le parti sono più leggere e ci permettono di ridurre il peso complessivo dell'auto, abbattendo consumi ed emissioni, oltre al fatto che utilizziamo un materiale rinnovabile, promuoviamo l'economia circolare e creiamo un prodotto più green" aggiunge Colet.

L'analisi di questi elementi di rivestimento serve per comprendee la percentuale migliore di utilizzo della lolla di riso, per soddisfare i requisiti tecnici e di qualità. Per esempio, il doppio pianale di carico del vano bagagli deve riuscire a sostenere 100 kg di peso concentrati in un unico punto per essere considerato sufficientemente rigido e robusto. Poi vengono effettuati test termici nella camera climatica, per analizzare la resistenza al caldo, al freddo e all'umidità. “I requisiti tecnici e di qualità che un nuovo materiale deve rispettare sono sempre gli stessi; se i prototipi che stiamo realizzando li soddisfano, saremo più vicini a introdurli nella produzione" conclude Colet.