Gli LCV al centro dell'ultima ricerca a firma dell'Arval Mobility ObservatoryHanno mostrato la loro importanza nelle fasi buie della pandemia




Sono stati gli 'eroi senz'anima' delle fasi più dure dell'emergenza sanitaria legata al Covid-19. I veicoli commerciali leggeri (LCV - Light Commercial Vehicle) hanno infatti sostenuto l'operatività di diverse aree basilari ai fini della sopravvivenza del nostro Paese, in primis il retail e le consegne a domicilio, anche se ugualmente importante è stata l'attività per le aree medica/farmaceutica.

(descrizione)Attraverso il suo Mobility Observatory (ex CVO) Arval ha orientato la propria attenzione su questa tipologia di mezzi di trasporto. I risultati della ricerca condotta, svolta in collaborazione con Econometrica, si basano su 300 interviste realizzate con il metodo CATI (Computer-Assisted Telephone Interviewing).

La nascita dell'Arval Mobility Observatory

Tra i mesi di gennaio e febbraio scorsi hanno coinvolto aziende afferenti a cinque differenti settori merceologici: l'alimentare, il farmaceutico e il logistico, con una quota identica del 20 per cento; l'edilizio per un 10 per cento, mentre il restante 70 per cento è riunito sotto l'etichetta di 'altro' (comprende operatori dei comparti comunicazione e ICT, tecnologia - hi-tech ed elettronica, energia, multi-utility, facility management). Il parco veicolare gestito dal campione assomma in totale a 83.874 mezzi (280 in media per flotta), con un 36 per cento (circa 30.000 unità) rappresentato dagli LCV, con una ripartizione tra soluzioni con peso fino a 35 quintali (88 per cento) e fino a 60 quintali (12 quintali).

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Il noleggio a lungo termine domina la classifica delle modalità di acquisizione di nuovi veicoli commerciali leggeri con una quota del 45 per cento. Seconda piazza per l'acquisto in contanti (30 per cento), mentre risultano decisamente più staccati finanziamento (13 per cento) e leasing (12 per cento). Se si escludono i mezzi acquisiti con la formula del renting, che ha una durata abituale di 48 mesi, il tempo medio di permanenza all'interno della flotta risulta calcolato in 6 anni e 1 mese.

L'adozione di sistemi gestionali che sfruttano la tecnologia telematica appare spinta da tre fattori principali: sicurezza, monitoraggio ed efficientamento. Chiamati ad esprimersi sulla componente strategica di questi sistemi, i fleet manager ascoltati li hanno giudicati come segue:

  • protezione dei driver durante i loro spostamenti: 85 per cento (8.1 il punteggio medio);
  • disponibilità di alert in tempo reale, fronte manutenzione: 73 per cento (7.6);
  • acquisizione di KPI periodici: 73 per cento;
  • acquisizione dei dati sulla geolocalizzazione: 6.2

In merito alla sempre più ampia presenza di ADAS (Advanced Driver Assistance Systems) anche sugli LCV, i più ricercati, in base alla ricerca dell'Arval Mobility Observatory risultano essere:

  • frenata d'emergenza automatica (per il 35 per cento delle aziende dovrebbe essere prevista come obbligatoria);
  • indicatore di sovraccarico (lo 'pretende' il 31 per cento del campione);
  • avviso di collisione (25 per cento)
  • mantenimento della carreggiata (24 per cento)
  • sorveglianza dell'angolo cieco (16 per cento)

Mentre solo un 5 per cento degli intervistati risulta aver dotato i veicoli commerciali leggeri in flotta con tutti e cinque i sistemi, ben il 41 per cento dichiara di non ricorrere a nessuno di loro, anche se è già segnata la data del 2022 per l'entrata in vigore di una nuova regolamentazione che renderà obbligatori proprio gli ADAS. 

Sul piano delle alimentazioni si ritrova con un 85 per cento di LCV con motore tradizionale. Entro il restante 15 per cento, solo il 3 per cento è rappresentati dall'elettrico puro. Si pensa però che Il mutato paradigma da possesso a utilizzo nel campo della mobilità potrà fornire un aiuto decisivo in tal senso.