Osservatorio sulla componentistica automotive italiana

L’Auditorium del MAUTO di Torino ha ospitato la nuova edizione dell’Osservatorio sulla componentistica automotive italiana e sui servizi per la mobilità. L'indagine è realizzata ogni anno dalla Camera di commercio di Torino e da ANFIA. Lo studio evidenzia le prospettive e difficoltà di un settore strategico per il Piemonte e per l’Italia, in fase di profonda trasformazione a livello internazionale.
Massimiliano Cipolletta, Presidente della Camera di commercio di Torino ha commentato: “Il settore automotive vive in un contesto di grande incertezza a causa di diversi fattori concomitanti: crisi internazionali, transizione energetica, mutamento degli equilibri mondiali con la rapida avanzata dell’area asiatica, modifica delle politiche commerciali con l’introduzione di dazi. In un quadro così complesso, le nostre aziende, dopo anni di relativa crescita, subiscono nel 2024 e prevedono per il futuro contrazioni dei ricavi ed effetti sull’occupazione, più accentuati proprio in Piemonte. Tutte le strategie indagate, dagli investimenti in R&S alla realizzazione di partnership per l’innovazione, dallo sviluppo di nuovi powertrain all’inserimento dell’Intelligenza Artificiale, vivono una fase di attesa in un mercato della mobilità dal futuro non del tutto delineato”.
“Dobbiamo riprenderci la leadership europea nell'ambito della transizione energetica e, per farlo, quest’ultima deve cambiare percorso – ha dichiarato Marco Stella, Presidente del Gruppo Componenti ANFIA (Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica). - La formula attuale, che segue un approccio mono-tecnologico centrato sull’elettrico sta danneggiando i componentisti europei, i cui prodotti coprono all’incirca il 60% del contenuto tecnologico dei veicoli ICE prodotti in UE, ma solo il 40% circa quando si tratta di veicoli elettrici, con il rischio, secondo CLEPA, di perdere fino al 23% del valore aggiunto al 2030. Auspichiamo, quindi, che la revisione in corso del regolamento UE sui target di riduzione delle emissioni di CO 2 degli autoveicoli leggeri vada nella direzione di un approccio tecnologicamente neutrale, che valorizzi il contributo dei carbon neutral fuels - soluzioni tecnologiche innovative già disponibili in grado di salvaguardare competenze industriali e posti di lavoro – al raggiungimento degli obiettivi. Riteniamo, inoltre, che debba essere accompagnata da adeguate e proporzionate misure di protezione della manifattura europea, anche a salvaguardia del valore aggiunto generato dalla produzione continentale di auto, sistemi e componenti”.
Un cambiamento strutturale si rileva nella distribuzione geografica, visto che il baricentro dell’industria automobilistica mondiale si sposta sempre più verso l’Asia, con la Cina (+4,5%; rappresenta quasi un terzo del mercato globale) e l’India (+3%) in primo piano, mentre Europa (+1,5% in EU27+UK), Giappone (-7,5%) e Nord America (+3,1%) perdono progressivamente peso relativo. Mentre in Cina e in India i volumi delle vendite superano i livelli del 2019 (+21,8% e +41,7% rispettivamente), in Europa, Giappone e Nord America restano ancora inferiori (-16,5%, -14,9% e -5% rispettivamente).
La domanda di autoveicoli in Italia chiude il 2024 a 1,79 milioni di unità, in lieve calo rispetto al 2023 (-0,3%). Se confrontato con il 2019, il calo è invece pari al 15,9%. Per il 2025 si stima che il mercato italiano si posizioni poco sotto i volumi dell’anno precedente.
È la Cina a dominare, con 31,3 milioni di veicoli prodotti, pari a un terzo della produzione globale (33,5%), in crescita del 3,7% sull’anno e del 21,5% rispetto al 2019, mentre il Nord America si mantiene stabile (-0,3%) e Giappone ed Europa arretrano (-8,5% e –6,3% rispettivamente). A livello mondiale, nel 2025 la produzione è attesa in crescita a 95,4 milioni di unità (+2% sul 2024), trainata soprattutto dall’Asia, che consolida il proprio ruolo di principale polo manifatturiero del settore. Secondo le stime ANFIA, in Italia la produzione domestica di autoveicoli, pari a 591.000 unità, ha chiuso il 2024 con una flessione a doppia cifra (-32,3%), mentre per il 2025 i volumi caleranno ulteriormente (circa 500 mila unità, -15,5%).
Previsioni 2025
Se i dati del 2024 evidenziano la fase critica della filiera, anche le attese per il 2025 delineano un quadro pessimistico. L'insieme delle imprese italiane si mostrano fortemente pessimiste, con prospettive peggiori rispetto a quelle dello scorso anno. Solo il 20% prevede un aumento del fatturato, mentre il 63% stima una riduzione, con un saldo tra dichiarazioni di aumento e riduzione del -43%. Le difficoltà maggiori riguardano gli ordinativi interni, stimati in calo nel 60% dei casi (saldo -46%), e le vendite sui mercati esteri, ridotte per il 55% degli operatori (-35%). Sul fronte occupazionale, il saldo tra dichiarazioni di aumento e riduzione è negativo pari al -39%. Il 53% prevede tagli al personale (un peggioramento significativo rispetto al 33% registrato nel 2024), con il 29% delle imprese pronte a riduzioni superiori al 10%.
Del resto, già nel I semestre del 2025 il 38% delle imprese indagate è dovuta ricorrere ad ammortizzatori sociali, con ampio utilizzo di CIGO (cassa integrazione ordinaria) per il 27% delle imprese. Nel periodo luglio-dicembre 2025 è previsto invece un incremento del ricorso alla CIGS (cassa integrazione straordinaria), che riguarderà il 5% dei componentisti. Anche per gli investimenti fissi lordi, il saldo tra previsioni di crescita e di riduzione risulta marcatamente negativo, con un -27%. Anche le imprese piemontesi segnalano un peggioramento diffuso di tutti i principali indicatori economici, con cali marcati di fatturato, ordinativi e occupazione, e con previsioni peggiori rispetto all’insieme delle imprese italiane.