Noleggio, crisi di “liquidità”?La mancanza di chip mette a rischio la consegna di auto. Anche per il rent




(descrizione)Non è escluso che molti noleggiatori quest’anno non possano rispondere alla richiesta di veicoli perché tante automobili non sono state consegnate dai produttori. Ciò è certamente paradossale, per una economia che cerca di ripartire, al punto da far gonfiare il fegato ai tanti operatori sul territorio.

Il rischio lo solleva Aniasa, che ragiona sulla chiusura degli stabilimenti causa pandemia, l’assenza di materie prime e soprattutto di semiconduttori e microprocessori, tanto marcata da costringere a una ulteriore chiusura di fabbriche. C’è il rischio ce il renting ne paghi le conseguenze? Secondo Aniasa, sì:

La minore disponibilità di vetture a noleggio sul territorio nazionale - determinata dalla crisi microchip del mondo auto - deve spingere quanti stanno ancora pianificando le proprie vacanze, a 

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prenotare per tempo le vetture di cui necessitano per raggiungere le località di villeggiatura. Viaggiare a bordo di un’auto a noleggio resta una delle forme più sicure ed efficaci per muoversi anche in questa fase di pandemia alla scoperta delle bellezze del nostro Paese”.

 

110 miliardi dollari in “patatine”

I microprocessori ormai si trovano un po’ ovunque nel settore automotive, e in grande quantità. Secondo AlixPartners, una società americana di consulenza globale, la crisi dei semiconduttori porterà a una perdita di circa 110 miliardi di dollari sul fronte dei ricavi e alla mancata produzione di quasi quattro milioni di veicoli, tra auto, camion, furgoni e autobus. Una situazione peggiore di quanto preconizzato a gennaio di quest’anno, quando si stimava una riduzione di circa 2,2 milioni di veicoli e 61 miliardi di dollari di perdite.

Visto il rapido incremento da gennaio a maggio, non sono neanche da escludere numeri ancora peggiori che potrebbero colpire l’intero settore. Tanti i costruttori che hanno già annunciato una possibile estensione della crisi dei semiconduttori anche al 2022.

 

(descrizione)Ma perché i microprocessori scarseggiano?

Le ragioni sono molteplici. In primis, c’è l’aumentata richiesta di computer, tablet, smartphone e numerosi altri apparati elettronici, acquistati in grandi quantità durante i quasi due anni di lockdown mondiale per cercare di mantenere un minimo di vita professionale e quei contatti personali negati dalla diffusione del Covid: dal telelavoro alla scuola a distanza, tanto per citarne alcuni.

Poi c’è la faccenda delle scorte. Nel 2020, spaventati dal crollo delle vendite, i costruttori di veicoli hanno stoppato gli ordini di componenti e così, ora che la richiesta di automezzi ha ripreso quota oltre ogni aspettativa, le aziende asiatiche produttrici di semiconduttori sono state oberate di ordinativi, impossibili da onorare.

A ciò si sommano alcuni eventi imprevisti, facilmente ammortizzabili in tempi normali, ma destinati a diventare una vera e propria piaga in momenti difficili. Come l’incendio in un importante impianto di fabbricazione di chip, la giapponese Renesas Electronics, o la siccità a Taiwan, paese dove si trova buona parte delle fabbriche di semiconduttori.

 

E con l’elettrico l’auto è tutta un chip

E infine c’è la naturale crescita di domanda. Attualmente in un veicolo ci sono fino a 1.400 chip, e questo numero aumenterà di pari passo con l’elettrificazione dei veicoli, il loro essere più connessi e autonomi. Già oggi un veicolo ibrido richiede un numero di chip fino a dieci volte in più rispetto a un classico modello termico. Pertanto, sarà indispensabile una profonda revisione dell’intera catena di produzione dei semiconduttori, oggi non più in grado di rispondere a una domanda che aumenta ogni volta che un nuovo modello di veicolo arriva sul mercato