Ancora un sondaggio potrei vorrei fareiUdicon-Piepoli ci consegnano l’ennesima ricerca sulla volontà green degli italiani. Tutti sostenibili. A parole




(descrizione)Il vizio di forma delle decine e decine di sondaggi sulla mobilità sostenibile, tutti da noi puntualmente riportati, continua a essere quello di indagare non sull’intenzione degli intervistati ma su quello “che piacerebbe fare”. Sembrano un po’ l’intervista alla reginetta di bellezza Usa: “e poi vorrei la pace nel mondo”. 

Sul trasporto elettrico il leit-motive è sempre lo stesso: “comprerei certo un’auto elettrica”. Ma poi nessuno la compra, se non sotto costrizione (vedi il rinnovo del parco aziendale, costretto nell’ipocrisia e nell’inutilità dell’ibrido dalla logica dell’immagine sociale. Levando tutte le elettrificate aziendali, non resta molto. Perché essere green costa e non è pratico, ma a chiacchiere restiamo tutti electric addicted

Cosa ci dice allora la ricerca di Udicon-Piepoli della quale stiamo per parlarvi? Le stesse cose di tutte le altre, almeno per quanto riguarda le automobili e i trasporti in genere, ma con uno scudo non da poco, l’uso del termine “basse emissioni” preferendolo a “elettrificate”. Saggio. 

 

(descrizione)Leggiamo, quindi: “Gli italiani sono disposti a investire in un veicolo più ecologico ma con un costo maggiore per contribuire alla sostenibilità ambientale, soprattutto i più giovani. Secondo quanto emerge dall’indagine realizzata dall’Istituto Piepoli per l’Unione per la Difesa dei Consumatori (Udicon), infatti, il 65% degli intervistati sarebbe disponibile ad acquistare un veicolo a basse emissioni. Una percentuale che aumenta (73%) se si considera la fascia di età 18-34 anni, a fronte del 68% tra i 35-54 anni e il 57% dai 55 anni in su”. E poi vorrebbero la pace nel mondo, certamente. 

Il sondaggio allora affonda il coltello, osando su un terreno inquinato di chiacchiere se possibile ancor di più delle auto “a basse emissioni”: la fantomatica mobilità sostenibile. Leggiamo ancora:

“Quando pensano alla mobilità sostenibile, gli italiani pongono maggiore attenzione all’implementazione del servizio pubblico (38%), all’aumento dei mezzi alternativi alle auto come biciclette e monopattini (24%), al passaggio dall’auto tradizionale a quella elettrica (23%) e infine ai servizi di car sharing (5%)”. Il trionfo dell’ovvio, con un italiano su quattro che vede in biciclette e monopattini la soluzione per la mobilità sostenibile, più o meno la stessa percentuale che ritiene l’auto elettrica LA soluzione.

 

Poi il sondaggio si libera del pesante fardello della mobilità, e ci racconta cose sulle quali, per manifesta ignoranza, non possiamo obiettare e che quindi prendiamo per sacrosante, nel rispetto dell’autorevolezza dell’istituto che ha effettuato la ricerca, e testé ve le riportiamo:

“Per quasi la metà degli intervistati, essere un consumatore sostenibile significa soprattutto ridurre i propri consumi (47%), boicottare i prodotti delle aziende che non rispettano l’ambiente (15%), non acquistare prodotti usa e getta (13%) ma privilegiare quelli biologici (13%) o usati (6%) e condividere i servizi con altri (7%). 

Una quota importante indica il “made in Italy” come elemento determinante nelle proprie scelte di acquisto (51%). A parità di qualità-prezzo, tra gli altri fattori che influenzano le scelte del consumatore ci sono l’impatto della produzione sull’ambiente (25%), l’impegno sociale impiegato dall’azienda su progetti ambientali e di sostenibilità (17%) e la composizione dell’imballaggio (7%).

 

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Infine, secondo gli italiani, i settori che più necessitano di essere inclusi nel processo di transizione digitale sono la pubblica amministrazione (45%) e la sanità (44%), seguiti dalle telecomunicazioni (6%) e la cultura (5%)”. Su questi argomenti, Made in Italy e digitalizzazione, non si può a nostro avviso non essere d’accordo con gli intervistati.