6.000 giovani under 14 in dieci anni hanno perso la vita nelle strade d'EuropaMolte le cause, secondo l'ETSC e la Fondazione Unipolis, ma metà erano a bordo di auto




L’European Transport Safety Council, di cui la Fondazione Unipolis è membro italiano, invoca nuove azioni e obiettivi specifici per proteggere i giovani sulla strada, dopo che il suo ultimo rapporto ha riportato come tra il 2011 e il 2020 più di 6.000 giovani fino a 14 anni di età siano deceduti in incidenti stradali nell'Unione Europea. 

Tra queste l'ETSC richiede percorsi ciclabili e pedonali sicuri verso le scuole: solo sette Paesi in Europa hanno riferito di aver stabilito limiti di velocità obbligatori inferiori attorno agli istituti scolastici. Secondo l'ETSC, le strade limitrofe alle strutture per l'infanzia e nelle aree urbane con molti ciclisti e pedoni dovrebbero avere un limite di velocità di 30 km/h e un traffico ridotto.

 

(descrizione)Seggiolini per decoro

Quasi la metà dei giovani decessi sulle strade riguarda passeggeri a bordo. Malgrado i dati disponibili sull'uso dei seggiolini siano limitati, gli studi dimostrano che l'uso errato rimane un problema significativo. Dal 1° settembre 2024, sul mercato della UE possono essere venduti solo seggiolini per bambini conformi alla nuova norma ONU "R129. Dallo stesso anno i punti di ancoraggio ISOFIX sono obbligatori sulle auto nuove. Secondo l'ETSC, i seggiolini montati al contrario del senso di marcia (più sicuri) dovrebbero essere resi obbligatori per tutto il tempo possibile, preferibilmente fino ai quattro anni. E l’aliquota dell’IVA per i seggiolini dovrebbe essere ridotta.

 

Non hanno l'età

L’ETSC richiede anche una formazione teorica e pratica obbligatoria, nonché un esame pratico, per ottenere la patente di guida per i ciclomotori. L'ETSC segnala che 16 Paesi europei consentono ai ragazzi di guidare il motorino a 14 o 15 anni, nonostante l'età minima raccomandata dalla UE sia di 16. Sopra i 14 anni, il 20% dei ragazzini deceduti sulla strada era in motocicletta, per la stragrande maggioranza maschi. Secondo l'ETSC, l'età minima raccomandata dall'UE per la guida non dovrebbe essere abbassata per nessuna categoria di veicoli. Gli autori hanno anche riscontrato grandi differenze nella sicurezza dei giovani. Il tasso di mortalità infantile su strada in Romania è dieci volte superiore a quello di Norvegia, Cipro e Svezia. Laddove la mortalità stradale infantile è relativamente bassa, lo stesso si verifica anche per la mortalità che concerne il resto della popolazione; e viceversa. 

 

(descrizione)Antonio Avenoso, Executive Director dello European Transport Safety Council, ha commentato:

“Perdere un figlio in un incidente stradale è una tragedia che nessuna famiglia dovrebbe affrontare. In alcune parti d'Europa, l’assenza di mortalità infantile sulle strade sta già diventando la realtà in gran parte degli anni; ma c'è ancora molto da fare. Tanto di ciò che si è guadagnato negli ultimi anni in termini di sicurezza è stato possibile grazie a macchine più sicure; anche se mantenere i bambini protetti rinchiudendoli in gabbie di metallo è una vittoria di Pirro. Se vogliamo che bambini sani e attivi crescano come adulti sani e attivi, dobbiamo pensarla diversamente. Rendere le città sicure per i bambini inizia dalle cose semplici, come velocità più basse e strade riservate alle scuole. Ma se vogliamo seriamente ridurre le centinaia di morti infantili che ogni anno tragicamente si verificano, dobbiamo anche riconcepire i nostri spazi urbani per tenere i bambini lontani dai veicoli in rapido movimento, dando loro lo spazio necessario per giocare e potersi muovere”.

 

(descrizione)Marisa Parmigiani, Direttrice di Fondazione Unipolis: “Ripensare le città per renderle più inclusive e socialmente attente è fondamentale per garantire maggiore sicurezza a tutti, anche in ambito mobilità. I più giovani sono ancora più esposti nelle situazioni non protette perché hanno meno strumenti per mettersi in sicurezza, abituati ad essere protetti dagli adulti. Per questo è necessario che noi adulti si intervenga sull’occupazione condivisa dello spazio pubblico, in cui le diverse esigenze possano convivere, e, per farlo, è fondamentale intervenire su consapevolezza, informazione e cultura del rispetto reciproco”.